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Ricerca: medicina personalizzata, al Gemelli premiati giovani cervelli

Pubblicata il 21 set 2018

Ricerca: medicina personalizzata, al Gemelli premiati giovani cervelli

Roma, 20 set. - Trovare le migliori terapie personalizzate per ciascun individuo affetto da malattie di ampia diffusione. E' questo lo scopo della medicina personalizzata, celebrata al Policlinico Universitario Agostino Gemelli Ircss di Roma in occasione della VII edizione della Giornata per la ricerca, dove sono stati premiati i giovani autori delle pubblicazioni dell'anno 2017 (nelle aree scienze biologiche e scienze cliniche), e il miglior dottore di ricerca della Facoltà di Medicina e chirurgia dell'Università Cattolica.

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Ad aggiudicarsi quest'ultimo importante riconoscimento è stata Marianna Criscuolo dell'Istituto di Ematologia, autrice di oltre 40 pubblicazioni su riviste indicizzate nazionali ed internazionali, fra cui Journal of Clinical Oncology, British Journal of Hematology, Annals of Oncology, Leukemia.

"Mi occupo delle malattie del sangue, in particolare delle sindromi mielodisplastiche e leucemie acute negli anziani, settore in espansione dato l'aumento della età media della popolazione - spiega la ricercatrice all'AdnKronos Salute - Fortunatamente in questo campo ci sono novità che vanno sempre più avanti. Quello che noi siamo chiamati a fare è anche fronteggiare le complicazioni che scaturiscono nel momento in cui vengono utilizzati nuovi trattamenti. Purtroppo - osserva - le complicanze infettive sono sempre quelle di maggiore impatto, anche a causa dell'immunodepressione che questi pazienti hanno".

Tra i premiati nell'Area Scienze cliniche Stefano Alivernini dell'Istituto di Reumatologia, autore di uno studio focalizzato sull'artrite reumatoide: "Abbiamo identificato esattamente la firma del tessuto sinoviale che caratterizza i pazienti con artrite reumatoide - precisa - confrontati con pazienti affetti da artrite psoriasica in una condizione di remissione clinica, ossia quando nella pratica clinica il paziente viene considerato in uno stato di controllo della malattia".

"Ebbene, per la prima volta abbiamo dimostrato dall'analisi dettagliata dell'infiammazione del tessuto che questi pazienti sono in realtà caratterizzati da infiammazione residua, nonostante il controllo della malattia definito dal medico e da strumenti comunemente usati come la ultrasonografia. Questo - sottolinea il ricercatore -può in un certo senso predire l'eventuale ricaduta del trattamento della malattia, soprattutto quando il trattamento viene interrotto".

Un risultato che apre scenari molto importanti, "perché soprattutto nel quadro della medicina personalizzata, al momento, non esistono delle linee guida per la gestione dei pazienti che hanno raggiunto la remissione clinica. Identificare il paziente che eventualmente è più eleggibile a una riduzione del trattamento - ribadisce - ridurrebbe innanzitutto il tasso di recidiva di malattia. Non solo: permetterebbe una ottimizzazione anche delle risorse per una stratificazione più precisa del malato con artrite reumatoide che, nello scenario attuale, viene considerato un paziente con una malattia molto eterogenea e non uniforme in tutta la popolazione dei soggetti colpiti da questa patologia", conclude il ricercatore.

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