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Affrontare sfide e uscire dalla depressione nonostante la dialisi e il trapianto

Pubblicata il 21 feb 2018 • Da Léa Blaszczynski

Scoprite la storia di Emmanuel Gastaud, Presidente dell'associazione Montagnes d'espoir. Un'uomo appassionato di sfide fisiche ma soprattutto appassionato degli altri. 

 

Affrontare sfide e uscire dalla depressione nonostante la dialisi e il trapianto

Emmanuel Gastaud riconosce, con un gran sorriso, che il suo "percorso è stato caotico". A causa di un reflusso vescico-uretrale (l'urina ritorna nei reni invece di scendere nella vescica), gli è stato rimosso un rene a soltanto tre mesi. Purtroppo, questa procedura di urgenza non impedisce al secondo rene di essere colpito. 

trapianto

La situazione sta peggiorando durante l'adolescenza e Emmanuel comincia la dialisi a 17 anni, in ragione di quattro ore, tre giorni per settimana. "Non era una vita ma era più una questione di sopravvivenza", lui confessa. Perché era giovane, fu iscritto negli elenchi di priorità nazionale. Ha dovuto aspettare "soltatno" quattro mesi prima del primo trapianto

Il trattamento post-operatorio è molto severo. Emmanuel passa tre settimane in una stanza sterile. Poi scopre le limitazioni che incidono sulla qualità di vita di ogni persona trapiantata ma "è una vita quasi normale", dice sorridendo. Questo "stato di grazia" dura dieci anni fino al 2008 quando deve tornare in dialisi. Questa volta, aspetterà quattro anni. "Si ricade nel momento difficile della malattia. Durante un'anno, non ho fatto niente altro della dialisi. La mia vita era in attesa e il mio morale non andava bene. Era un circolo vizioso".

L'ELETTROSHOCK

Allora Emmanuel decide di concentrarsi sulla sua prima passione: la montagna. Raccoglie nuove sfide come passare tre giorni in raid sugli sci. Racconta queste sfide in un blog personale. È Annelise Cottenet a contattarlo dopo aver letto le sue storie: "M'ha detto: Non sapevo che possiamo fare tante cose in dialisi. È stato un'elettroshock. Mi sono detto, possiamo aiutare altre persone." Ed è così che Emmanuel e Annelise lanciano il primo gruppo Montagnes d'espoir su Facebook

Emmanuel ha subito il secondo trapianto nel 2011 e, oggi, "sto benissimo!" Con il suo grande sorriso, non esita a parlare di tutti i farmaci che deve prendere alla stessa ora ogni giorno, la cortisone, i farmaci antirigetto, i farmaci contro gli effetti indesiderati, il prelievo di sangue mensile "quando tutto va bene, altrimenti è settimanale o un ricovero ospedaliero".

Parla anche di tutti questi microbi dei quali deve stare lontano continuamente a causa dell'immunodeficienza. "Recentemente ho sviluppato la leishmaniosi! È un parassita che provoca delle lesioni cutanee. È frequente nel Bacino mediterraneo ma di solito, è una malattia che riguarda i cani!".

Quello che è stato il primo trapiantato a salire e scendere il Monte Bianco sugli sci continua ancora oggi le sue attività fisiche insieme al suo impegno presso la sua associazione. Potrete sostenerlo durante i "Relais de l'espoir" il primo luglio a Cagnes-sur-Mer nelle Alpi Marittime. 

Scoprire il percorso di Emmanuel Gastaud sul suo blog e su Facebook 

Scoprite Montagnes d'espoir e l'articolo che abbiamo dedicato all'associazione 

avatar Léa Blaszczynski

Autore: Léa Blaszczynski, Redattrice di Salute, esperta in comunicazione

Presso Carenity dal 2013, scrivere articoli sulla salute non ha più segreti per Léa. Ha un interesse particolare nei campi della psicologia, della nutrizione e dell'attività fisica.

Léa ha un master in... >> Per saperne di più

2 commenti


creatura
il 28/02/18

interessante


Minimo1967
il 31/03/18

Il trapianto e una speranza 

Non una condanna

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