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«Nessuno vuol farle l’insulina in classe e mia figlia diabetica è senza asilo»

Pubblicata il 24 mag 2018

«Nessuno vuol farle l’insulina in classe e mia figlia diabetica è senza asilo»

La bambina che ha 4 anni e mezzo ha scoperto da poche settimane di soffrire di una forma acuta della patologia che rende necessarie anche 3 o 4 iniezioni al giorno

C’è un padre che chiede aiuto per sua figlia alla quale, tre settimane fa, è stato diagnosticato il diabete mellito di tipo 1. La piccola ha solo quattro anni, frequenta una scuola materna in territorio cervese ed è stata presa in cura all’ospedale di Ravenna.

La scoperta della malattia ha ovviamente sconvolto la vita familiare; il diabete richiede cure continue e periodiche iniezioni di insulina: «Mia figlia al momento è a casa – commenta il padre – ma vogliamo riportarla a scuola non appena sarà possibile. E’ un periodo difficile per lei e siamo sicuri che la compagnia delle sue amiche e dei suoi amici di scuola le regalerebbe un grande sollievo. Il nostro desiderio si scontra, però, con una situazione che ha del paradossale: essendo una malattia che rende insulina dipendente, sarebbe necessario che una maestra si incaricasse di somministrarle una dose di insulina 3-4 volte al giorno. La soluzione non sembra però adottabile alla luce del rifiuto delle maestre».

Gli ostacoli

Il padre spiega che, nel corso di una riunione con la dottoressa che segue la bambina e le maestre, sono subentrati ostacoli che sembrano insormontabili. «Siamo vittime di una discriminazione – dice il padre -; non è possibile che in una scuola materna non si trovi una persona in grado di effettuare le iniezioni. Il meccanismo è semplicissimo; pur non avendo alcuna esperienza passata, anch’io sono stato immediatamente in grado di effettuare l’iniezione. Ma di fronte alla nostra richiesta, la risposta della scuola è stata che le cure spettano a noi e, quindi, dovremmo andare a scuola 3-4 volte al giorno per effettuare le iniezioni. Ma sia io che la madre lavoriamo e, per quanto un datore di lavoro possa essere disponibile, si capisce bene che per noi è praticamente impossibile».

Una soluzione ci sarebbe. Ovvero spostare la bambina in una scuola vicina dove è a disposizione una maestra che seguirebbe la piccola: «Vogliamo evitare ulteriori situazioni traumatiche a nostra figlia – commenta il padre -. Già si trova a dover fare fronte alla malattia; a questo non vogliamo aggiungere il trasferimento a un altro plesso. Nella scuola in cui è iscritta ha tante amiche e in questo particolare momento è proprio quello di cui ha bisogno. Per cui chiediamo che l’istituto scolastico possa trovare una soluzione a noi favorevole. Potremmo essere noi, ogni giorno a distanza, a comunicare la dose da somministrare; con un semplice cellulare e tramite Whatsapp sarebbe fattibile e molto semplice».

Corriere Romagna

2 commenti


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Ex membro
il 06/06/18

Spero e desidero che la cosa venga risolta al meglio e che la bimba non abbia altri traumi . Qui tutti sappiamo cosa vuol dire ma fuori ignoranza regna sovrana . In bocca al lupo 

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