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Tumore dell'ovaio: quali sono i trattamenti?

Pubblicata il 5 feb 2020 • Da Camille Dauvergne

Anche se la chirurgia è il trattamento standard per il tumore dell'ovaio, non è sempre possibile o desiderato dalle pazienti. Quali sono le altre opzioni? Come scegliere? Leggete la nostra guida per capire meglio i suggerimenti del vostro medico.

Tumore dell'ovaio: quali sono i trattamenti?

Il tumore dell'ovaio colpisce 1 donna su 70 e rappresenta più di 3.000 decessi all'anno in Francia. La sua letalità può essere spiegata, tra l'altro, dal fatto che spesso viene diagnosticato in uno stadio avanzato del cancro (stadio III o IV). Il trattamento di riferimento è basato sulla chirurgia, ma spesso è accompagnato da chemioterapia o anche da terapie innovative mirate.


1. La chirurgia

Si tratta del trattamento standard per il tumore dell'ovaio. La procedura chirurgica è diversa a seconda dello stadio del cancro, ma l'obiettivo rimane lo stesso: rimuovere tutte le lesioni cancerose visibili. Si esegue per laparotomia (apertura dell'addome) nella maggior parte dei casi o per laparoscopia (piccole incisioni) se il cancro è molto localizzato. Prima dell'intervento è quindi necessario determinare lo stadio del cancro e fissare un appuntamento con il chirurgo e l'anestesista.

Per chi?

Per le pazienti con cancro in stadio precoce (I) o avanzato (IIIC).

A che punto del percorso sanitario?

La chirurgia viene proposta molto spesso non appena viene fatta la diagnosi e dopo la valutazione dello stadio del tumore.

Come si svolge?

>> In caso di stadio precoce

Si tratta di rimuovere le ovaie, le tube di Falloppio e l'utero. Se la paziente desidera avere figli e il cancro è in uno stadio molto precoce (una sola ovaia colpita), può essere possibile eseguire un intervento chirurgico conservativo: solo l'ovaia colpita e la tuba di Falloppio associata vengono rimosse.

>> In caso di cancro avanzato

Il chirurgo di solito rimuove le ovaie, l'utero, le tube di Falloppio, l'omento, i linfonodi pelvici e aortici, l'appendice e altre aree addominali colpite dal cancro, se presenti (peritoneo, segmenti di intestino, colon o retto...).

Quali sono i vantaggi?

Si rimuove la quasi totalità anzi la totalità del tumore.

Quali sono i limiti?

L'unico caso in cui la chirurgia non è sistematica è quando la paziente presenta metastasi che vanno oltre il peritoneo (fegato, polmoni), in questo caso viene discussa caso per caso. La chirurgia rende impossibile qualsiasi gravidanza futura (a meno che sia possibile un intervento chirurgico conservativo). Inoltre, sono importanti gli effetti collaterali intestinali, urinari e sessuali.


2. La chemioterapia

Di solito combina due tipi di farmaci: un sale di platino (come il CARBOPLATINO) e un taxano (come il PACLITAXEL). I farmaci utilizzati, le dosi somministrate e la durata del trattamento variano da una paziente all'altra, in funzione delle caratteristiche del cancro e della tolleranza del trattamento.

Per chi?

Per le pazienti con tumore di stadio IA e IB di grado 3 (limitato alle ovaie ma aggressivo) fino allo stadio IIIC (esteso o metastatico).

Come viene somministrata?

Attraverso una camera impiantabile (piccola scatola posta sotto la pelle e collegata al catetere che viene posto in una vena), direttamente nell'addome con l'aiuto di un catetere o durante l'intervento chirurgico, al termine dell'operazione, per circa dieci minuti.

A che punto del percorso sanitario?

La chirurgia può essere coadiuvante, cioè preceda l'intervento chirurgico per ridurre le dimensioni del tumore, e/o adiuvante, cioè dopo l'intervento chirurgico per rimuovere le cellule tumorali rimanenti e ridurre il rischio di recidiva. Può anche essere l'unico trattamento che viene iniziato all'inizio nei casi di metastasi che si estendono oltre il peritoneo.

Quali sono i vantaggi?

Ridurre le dimensioni del tumore per facilitare l'intervento, uccidere le cellule tumorali rimanenti dopo l'intervento o ridurre il rischio di recidive.

Quali sono i limiti?

Ci sono molti effetti collaterali, difficili da tollerare per le pazienti, come nausea e vomito, diarrea, perdita di capelli o ancora stanchezza...


3. Le terapie mirate

Si tratta di terapie che mirano una componente specifica del tumore, a differenza della chemioterapia, che mira sia le cellule tumorali che quelle sane. Il primo rappresentante di questa nuova classe di farmaci è LYNPARZA.

Per chi?

Per le pazienti il cui tumore ovarico è caratterizzato dalla sola mutazione del gene BRCA1 o 2. Per scoprire se il tumore presenta tali mutazioni, è necessario fare uno screening genetico di un campione del tumore.

A che punto del percorso sanitario?

In caso di cancro avanzato e recidivato, dopo la chemioterapia.

Quali sono i vantaggi?

La terapia mirata presenta buoni risultati clinici nei pazienti interessati e permette di limitare la recidiva del loro cancro.

Quali sono i limiti?

Non è indicata in tutte le pazienti affette da tumore dell'ovaio.

Attenzione, questo articolo è generale e non sostituisce in nessun caso una prescrizione medica. Non fa riferimento ad eventuali casi particolari che possono esistere. Ogni paziente è diverso, comunque parlatene con il vostro medico!

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avatar Camille Dauvergne

Autore: Camille Dauvergne, Junior Community Manager Francia

Camille Dauvergne è attualmente Community Manager Junior in Carenity. Assiste il Community Manager Francia nell'animazione della piattaforma, facilitando la navigazione dei membri e promuovendo le loro... >> Per saperne di più

7 commenti


arcobaleno
il 20/02/20

Mia cognata e' stata operata 20 giorni fa al Sant'Orsola di Bologna dal Prof. De Iaco, ci dicono che sia  in buone mani. Fortunatamente il "nemico" era allo stadio iniziale ed e' stato scoperto per caso perche' i sintomi non erano riconducibili al tumore ma, non trovando altra causa, e' stata fatta un'indagine a largo raggio. Speriamo bene, incrocio le dita per mia cognata e tutte voi.


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Ex membro
il 21/04/22

Salve vorrei sapere se a qualcuno di voi è capitato di aver avuto problemi uretrali dopo intervento radicale per carcinoma ovarico! Dopo intervento andato benissimo dopo circa un mese ho avuto dolori atroci quindi al PS mi hanno dato pochi mesi di vita perché secondo loro il mio tumore (un T2 con esame istologico tutto negativo kovarico di 1.5cm!!)era proliferato in altre sedi con una cascata dì metastasi!!comunque poi per fortuna il mio ginecologo oncologo ha individuato un grosso linfocele che premeva su uretra quindi mi hanno messo stent da rimuovere tra 6mesi….ovviamente io sono molto preoccupata perché quella diagnosi mi ha segnata molto sto facendo chemio sono alla VI infusione sono piena di dolori farò la tac a breve ma penso sempre a quella sentenza di quella notte !


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