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«Il diabete non ci ferma». Gli atleti del Team Novo Nordisk sfidano la malattia in sella ad una bici
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È l’unica squadra professionistica composta esclusivamente da ciclisti con diabete tipo 1 e 2. Oltre 160 le gare corse. Due gli italiani, Peron e Poli. Il medico Castol: «I ragazzi controllano la glicemia con un glucometro portatile e indossano un CGM, o Continuous Glucose Monitor, che produce letture del glucosio ad intervalli di alcuni minuti»
È uno sport epico il ciclismo. Fatto di gesta leggendarie – come non ricordare l’impresa di Pantani all’Alpe D’Huez o le gesta di Coppi e Bartali – e di uno sforzo fisico che a volte sembra avere del sovrumano, soprattutto quando si macinano kilometri a pendenze impossibili. Gesta che richiedono una condizione fisica ottimale e una capacità di resistenza fuori dal comune ma che non sono affatto precluse ad atleti con una patologia importante come il diabete.
Lo dimostrano gli atleti del Team Novo Nordisk composto esclusivamente da ciclisti professionisti tutti affetti da diabete. I ragazzi sono uniti dalla voglia di dimostrare che il diabete non deve rappresentare un limite e che, anzi, è possibile gareggiare ai massimi livelli anche se colpiti da questa malattia che, come ha ricordato recentemente anche il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi, è una vera e propria “pandemia” che colpisce ogni anni nel mondo 425 milioni di persone.
I ciclisti del Team hanno già corso a marzo la storica Milano-Sanremo e ora si preparano a un’estate piena di competizioni: a breve sarà la volta del giro dell’Estonia, a luglio la Delta Road Race in Canada, in agosto il giro d’Ungheria e il tour del Ruanda. Due gli italiani: lo sprinter Andrea Peron e Umberto Poli, che hanno scoperto entrambi di avere il diabete a 16 anni. «Ho iniziato a pedalare quando avevo 10 anni. Sei anni dopo mi fu diagnosticato il diabete, ma questo non mi ha fermato», spiega Peron. Stesso percorso per Poli, in sella dall’età di sei anni. A sedici anni, in seguito a una gara, Poli si accorge di non sentirsi bene: portato in ospedale, gli viene diagnosticato il diabete di tipo 1. Con il supporto della sua famiglia, degli amici, degli allenatori e del team medico tuttavia torna presto in pista.
Il Team nasce dalla volontà dei due fondatori, l’azienda farmaceutica Novo Nordisk e Phil Southerland, che nel dicembre del 2012 hanno collaborato per creare il Team Novo Nordisk basandosi sull’obiettivo comune di ispirare, educare e incoraggiare le persone con diabete in tutto il mondo. Nel 1982, quando Southerland aveva sette mesi, gli fu diagnosticato il diabete di tipo 1. Per contribuire alla cura efficace del diabete, fin da quando era piccolo, andava in bicicletta. Mentre frequentava il college ha motivato poi il suo amico e compagno ciclista Joe Eldridge a migliorare il controllo del diabete allo stesso modo. Tutto ciò lo ha ispirato a diffondere la conoscenza del diabete a un pubblico più vasto e nel 2005 lo ha portato a formare una squadra ciclistica di atleti con e senza diabete. Lo stesso anno in cui Phil ha formato la squadra (2005), Novo Nordisk, multinazionale danese del farmaco, ha lanciato il programma Changing Diabetes, che mira ad assicurare esiti migliori per i pazienti, offrendo maggiori opportunità di vivere bene con il diabete. E oggi la squadra ciclistica è parte integrante di questo progetto. Dal suo esordio nel dicembre 2012, il Team ha partecipato a oltre 160 gare, ha corso decine di migliaia di chilometri attraverso più di 30 paesi, incontrando e ispirando milioni di persone con diabete in tutto il mondo. La stagione 2017 ha visto il Team Novo Nordisk guadagnare 15 piazzamenti tra i migliori 10.
Ma com’è possibile conciliare lo sforzo di un ciclista professionista con una malattia come il diabete? Lo spiega Rafael Castol, medico sportivo che ha contribuito a progettare e realizzare il programma medico del Team Novo Nordisk: «Agli atleti viene spiegato come calcolare e identificare i carboidrati a seconda del loro Indice Glicemico e la velocità con cui ciascun tipo di carboidrato viene assorbito dall’organismo (carboidrati a lento rilascio di energia e ad azione rapida). In tal modo sono consapevoli delle loro necessità individuali e di come regolare il regime insulinico per rimanere nei livelli di glicemia ottimali. Una buona idratazione è essenziale per tutti gli atleti, ma è particolarmente importante negli atleti con diabete, dato che una glicemia alta può causare disidratazione e squilibrio elettrolitico».
«Il ciclismo è uno degli sport più difficili a livello di competizione e la gestione del diabete può essere molto impegnativa quando si gareggia a quei livelli – continua Castol -. Quando si mettono insieme queste due cose, molti pensano che sia impossibile, ma è qualcosa che la nostra squadra riesce a fare. Semplicemente, dobbiamo essere molto personali nell’approccio. Vogliamo dimostrare che i nostri ciclisti affrontano molte delle stesse sfide a cui vanno incontro le altre persone con diabete, ma che questo non deve impedire di mettersi in gioco».
Naturalmente, fondamentale per gli atleti poter controllare in gara il livello di insulina. «I nostri ciclisti – continua Castol – controllano la glicemia con un glucometro portatile e indossano un CGM, o Continuous Glucose Monitor, che produce letture del glucosio ad intervalli di alcuni minuti. Durante la competizione, posizionano il ricevitore CGM in tasca o sul manubrio ed esso fornisce un grafico in tempo reale dei loro livelli di glucosio. È molto importante controllare la glicemia prima, durante e dopo la gara. I ciclisti hanno anche imparato ad ascoltare il loro corpo e come reagiscono durante una corsa. Il loro obiettivo è un livello ottimale di glicemia tra i 6.6 e i 10mmol/L o or tra 120 e 180mg/dl. In ogni caso, occorre ricordare che ogni individuo è diverso e che quello che funziona per uno potrebbe non funzionare per qualcun altro. Ciascun atleta ha il suo approccio personalizzato alla gestione del diabete e dell’esercizio fisico».
Quella degli atleti del Team Novo Nordisk è quasi una missione. Con il loro esempio danno coraggio a quei milioni di persone che, quando scoprono di avere il diabete, credono che non riusciranno più a vivere nel modo sperato. Loro sono la dimostrazione che, nonostante la loro condizione, non si deve rinunciare ai propri sogni e a competere ai più alti livelli. Sui social la squadra fa il pieno di like, con gli aggiornamenti dell’andamento delle gare e il racconto degli atleti chiamati a conciliare l’agonismo con il diabete.
Fonte: Sanità Informazione - Giovanni Cedrone