Fare carriera? Più difficile per chi soffre d’asma da bambino
Pubblicata il 21 set 2018
Uno studio svedese dimostra che i giovani malati hanno più difficoltà a completare gli studi e spesso faranno lavori manuali
Diventare medico, poliziotto, musicista o impiegato è più difficile per chi ha sofferto di asma da bambino e da adolescente: è più probabile, invece, che si debba accontentare di un lavoro manuale, come idraulico o muratore, anche perché, in molti casi, abbandona prima del tempo la scuola. A parlare delle ripercussioni che questa patologia può avere sul futuro lavorativo dei giovani pazienti è una ricerca appena presentata a Parigi, in occasione del congresso dell’European Respiratory Society.
In Svezia
E i dati fanno riflettere perché riguardano bambini e ragazzi svedesi, di un Paese, dunque, che ha un buon sistema sanitario e sociale e parlano di una delle più comuni malattie croniche a quelle età. Lo studio, presentato a Parigi da Christian Schyllert del Karolinska University Hospital di Stoccolma ha preso in considerazione, a partire dal 1996, centinaia di pazienti con un «asma persistente a esordio precoce», diagnosticata cioè prima dei dodici anni e ancora presente attorno ai 19 anni. Nel 2015 erano sotto osservazione oltre duemila persone. Ecco che cosa i ricercatori hanno potuto dimostrare, dopo che avevano eliminato dall’ analisi fattori «confondenti» , come il sesso, il peso corporeo e l’abitudine al fumo che potevano avere un’influenza sull’educazione e sul lavoro.
Abbandono scolastico
Primo: i ragazzi con asma a esordio precoce avevano una probabilità di tre volte e mezzo superiore, rispetto a chi non soffriva di questa patologia, di abbandonare la scuola a sedici anni , con soltanto un’educazione di base (secondo il sistema scolastico svedese). Non solo: avevano anche una probabilità due volte maggiore (sempre in confronto a chi non soffriva della malattia) di abbandonare l’università. E a proposito di carriere lavorative: gli asmatici, sempre rispetto agli altri, avevano soltanto il 50 per cento di probabilità di svolgere lavori non manuali, molto maggiore rispetto agli altri.
Terapie
«Chi si ammala di asma grave da bambino e continua a soffrirne da adolescente - ha commentato Schyllert - vede peggiorare le sue prospettive educative e lavorative».
La domanda ora è: come intervenire e dare maggiori chance agli asmatici?
«L’asma può essere tenuta efficacemente sotto controllo con le terapie a base di corticosteroidi e broncodilatatori - ha commentato Schyllert - ma il problema è assumerle. E questo può essere particolarmente difficile per gli adolescenti». I bambini sono seguiti dai genitori e sono più facilmente tenuti sotto controllo. Il problema si presenta quando crescono.
Adolescenti ribelli
«Gli adolescenti tendono a negare la malattia - commenta Francesco Blasi, direttore del Dipartimento di Medicina Interna e Pneumologia dell’Ospedale Policlinico di Milano e Presidente del Centro Studi della Società italiana di Pneumologia - si sentono invincibili e immortali, rifiutano il controllo dei genitori, non vanno dal medico e non aderiscono alla terapia. Magari si vergognano di usare l’inalatore in presenza di altre persone». E possono mettere a repentaglio il loro futuro Il problema dunque è, ancora una volta, quello dell’informazione. Chissà se parlando loro di quei campioni sportivi che ce la fanno anche se sono asmatici a vincere medaglie alle Olimpiadi.
Campioni olimpici
Nel 2012 uno studio dell’University of Western Australia evidenziava come gli atleti asmatici partecipanti alle Olimpiadi fossero l’8 per cento del totale, ma il dato più evidente riguardava il picco in determinate discipline sportive: nuoto, ciclismo, triathlon e sci di fondo dove si arriva al 15-20 per cento. Un nome su tutti? Quello della regina del nuoto, Federica Pellegrini, campionessa Mondiale nei 200 stile libero ed europea nei 400.
Corriere della sera
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13 giu 2018 • 7 commenti