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Carico mentale e malattie croniche: una realtà ancora troppo poco riconosciuta dagli operatori sanitari?
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Hopeman
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Hopeman
Ultima attività il 30/07/25 alle 16:59
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Grazie Sara. Allora non sono solo io! Negli ultimi anni mi si sono sommare delle patologie, cosa che ha richiesto una notevole quantità di esami incrociati. Curarsi può essere una fatica. La mia difesa è evitare l'urgenza: cerco di allentare i tempi. Altro aspetto non trascurabile è che tengo ordinatamente il materiale in un raccoglitore ad anelli, se no la testa va in confusione.
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PinaLo
PinaLo
Ultima attività il 11/07/25 alle 10:41
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Buongiorno a tutti/e
Si, la situazione non è facile soprattutto se ci sono altre patologie. Si impara a gestire tutto (gli appuntamenti, le visite, gli imprevisti) ma il carico mentale è notevole: alcuni giorni sembra di non farcela! Io ho la fisiatra che mi capisce e mi supporta (aiutandomi a non sentirmi una marziana), la neurologa sembra minimizzare tutto e riconduce la situazione a questioni puramente soggettive e psicologiche, per cui fugaci e inconsistenti. Io non ho soluzioni: vivo alla giornata in base agli appuntamenti del giorno (visite, farmaci da prendere,...)
tania15
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tania15
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Ultima attività il 31/07/25 alle 11:11
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non ho esperienza in questa situazione visto che non frequento medici, tuttavia il primo passo, come counselor e naturopata, è che la persona valuti chi ha di fronte: è disposto ad ascoltare? Io pongo domande ma avrei piacere che la persona mi raccontasse quello che prova, cosa sente, perché io possa meglio aiutarla a stare meglio o ritrovare la sua via per la salute e benessere. Confermo che mi è capitato di accompagnare da specialisti una persona e alcuni non valutano, non chiedono, non visitano insomma della serie come entri meglio se esci subito e quando ho chiesto al paziente perché non ha riferito al medico, in genere la risposta è il disagio subito avvertito e ovviamente la chiusura che ne consegue e la mancanza di fiducia
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tany
Ponzino
Ponzino
Ultima attività il 27/07/25 alle 15:11
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Soffro di dolori cronici neuropatici da 5 anni e sono disperato. Ho trovato terapisti del dolore disponibili, empatici e competenti. Invece per ciò che riguarda i medici di medicina generale ho trovato molta superficialità. Attualmente mi sto facendo seguire dal dottor De Carolis del reparto di terapia del dolore dell'ospedale Cisanello di Pisa. Persona veramente meritevole. Dopo due sedute di radiofrequenza pulsata adesso mi è stato proposto l'impianto di un neuro stimolatore sottocutaneo. C'è qualcuno che l'abbia già provato? Con quale esito? Oramai sono disperato perché le terapie farmacologiche le ho provate tutte e non ho più risposte positive. Resta in attesa di risposte grazie.
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Fabio Baldini
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tania15
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tania15
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Ultima attività il 31/07/25 alle 11:11
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@Ponzino buon pomeriggio Ponzino, hai verificato l causa che origina l'infiammazione che ti causa dolori cronici neuropatici? l'utilizzo di terapie farmacologiche ha forse innescato ulteriori infiammazioni cause chimiche? per valutare il tutto sarebbe da capire anche che stile di vita conduci e alimentazione sia per il corpo che quella emotivo-spirituale. Che dirti, non mi convince il fatto che il neuro-stimolatore sottocutaneo di suo interrompe la propagazione dei segnali di dolore tra il midollo spinale e il cervello e come vedi questo non affronta alla radice il problema ma semplicemente interrompe la percezione per cui non controllerai il decorso dell'infiammazione (peggiorerà? si diffonderà altrove? evolverà in altro modo?...) e tuttavia questa presenza costante di impulsi elettrici a basso voltaggio in un ambiente già contaminato ovunque da troppi campi magnetici personalmente mi stimola ancora più dubbi e perplessità
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tany
Ponzino
Ponzino
Ultima attività il 27/07/25 alle 15:11
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@tania15 Ciao Tania, grazie per la risposta. La causa che mi provoca i dolori è la conseguenza di un politrauma da caduta che mi ha provocato un lesione incompleta del midollo spinale che si è tradotta in una sorta di paralisi all' arto inferiore di sinistra. Dopo tanta riabilitazione sono tornato a camminare sulle mie gambe e per non lunghi tragitti anche senza il bisogno di una stampella. Il mio "dramma" è la difficoltà a convivere con i grossi dolori che mi provocano i nervi impazziti lungo la gamba sinistra che si traducono in scosse lancinanti e punture martellanti. Come mi hai fatto notare,molto probabilmente la fase acuta che ho avuto per una decina di giorni potrebbe essere stata causata dall' assunzione e conseguente interruzione di nuovi farmaci pera gestione del dolore. Sicuramente ho subito anche una sindrome da astinenza ai farmaci che ho interrotto troppo velocemente e che mi hanno alterato ulteriormente le funzioni dei nervi. Attualmente da due settimane sto assumendo il Targin che mi sta riducendo notevolmente i dolori. Il problema è che tra qualche mese il mio organismo non reagirà più neanche a questo farmaco. Mi consigli uno stile di alimentazione particolare? Attualmente mi nutro con una colazione con te e biscotti, un etto e mezzo di pasta a pranzo, Uno spuntino con frutta o crostata alle 16 ed una cena con un secondo ed un contorno. L' attività fisica si è ridotta notevolmente dopo l' incidente, per 50 anni ero abituato ad allenarmi 3 volte a settimana ed adesso è diventato molto faticoso anche percorrere 100 metri. Sto pensando di iniziare la piscina anche se non mi ha mai attratto. Mi par di capire che sei molto scettica sulla possibilità che l' intervento di neuromodulazione potrebbe dare dei benefici.
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Fabio Baldini
tania15
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tania15
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@Ponzino buongiorno Ponzino, ho letto il quadro della situazione come hai scritto, mi riservo del tempo per analizzare la situazione e capire come affrontare la tua situazione specifica (in realtà la consulenza è soggetta a corrispettivo). Intanto, per quanto riguarda la piscina può essere un buon supporto in quanto ti permette di fare attività motoria senza gravare sulle articolazioni per effetto del sostegno dell'acqua, con un effetto parzialmente defaticante sui muscoli che ricorda, per intenderci, il massaggio rilassante, tuttavia, ovviamente, non è una regola standard pertanto devi valutare come ti senti e gli effetti che ha su di te per capire se puoi perseguire quella strada o invece lasciarla. Da una prima osservazione a carico dei "nervi", visto i tipi di dolori che provi, vi è un trauma che ha creato dei punti di infiammazione (schiacciamento? borsiti? lesioni tendinee o muscolari? frammenti... dovresti darmi qualche dato in più che estrapoli da risultati rx ecc. insomma quello che l'ospedale/medico hanno diagnosticato) e verbale rilasciato da fisioterapista (o quello che insomma ti ha refertato a fine percorso riabilitativo). Nel caso puoi scrivermi anche privatamente (qui o a tania.pizzamimglio@yahoo.it). Sulla neuromodulazione ho delle riserve, ovviamente se hai fatto tutte le valutazioni del caso e ritieni sia per te perseguibile, hai piena libertà e facoltà di scegliere. Sull'alimentazione penso si possa aggiustare il tiro, come suddetto prendo il tempo necessario per valutare l'insieme del caso. Intanto ti auguro buona giornata tutta
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Danielatavella
Danielatavella
Ultima attività il 27/07/25 alle 06:48
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È estremamente importante l' aiuto del medico ad affrontare questo problema e purtroppo è quasi impossibile anche in visita privata. la vicinanza mentale del medico verso il paziente eviterebbe l insorgenza di altre patologie tipo ansia, insonnia etc
Hopeman
Buon consigliere
Hopeman
Ultima attività il 30/07/25 alle 16:59
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Negli ultimi due anni sono andato nel pallone, dovendo fare accertamenti incrociati su diverse parti del corpo. Uno stress anche a far niente. Poi pensare: cosa devo fare? Qualcosa forse mi sfugge? Un'ansia continua.
Dovevo aiutarmi. Primo l'agenda tenuta bene. Secondo, un'amica che mi può ritirare alcune analisi. Terzo, l'eliminazione del maggiore fattore di stress: l' orario della visita, che ho sempre interpretato come assoluto. Invece non è assoluto: si può arrivare in ritardo. Io stavo a calcolare il tempo per il parcheggio, per il pagamento del ticket e mi sentivo quasi soffocare. Invece gli ospedali vanno a scorrimento: se arrivi dopo chiamano un altro e chiamano te dopo. Non è la fine del mondo. Poi sono comunque puntuale, ma non più con l'assillo dell' orario esatto
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Sara_B
Animatrice della communityBuon consigliere
Sara_B
Animatrice della community
Ultima attività il 30/07/25 alle 17:23
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Buongiorno a tutti!
Come state?
Gestire una malattia cronica significa anche destreggiarsi tra cure, appuntamenti, pratiche burocratiche e l'impatto sulla propria vita personale.
Questo carico mentale è tuttavia raramente affrontato durante le visite mediche. Alcuni pazienti si sentono soli di fronte a questa pressione invisibile, che può accentuare la stanchezza o il malessere. Una maggiore attenzione a questo peso psicologico consentirebbe una gestione più globale e umana della patologia.
Vi sentite ascoltati dai medici riguardo al carico mentale che sopportate? Avete mai osato parlarne durante una visita? Se sì, qual è stata la reazione? Cosa si dovrebbe fare, secondo voi, affinché questa dimensione venga presa maggiormente in considerazione in ambito medico?
Grazie per i vostri commenti e a presto!
Sara del team Carenity
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