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Pazienti Diabete tipo 2
Contro il diabete un'unica soluzione: giocare d'anticipo
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Tutti i commenti
Giovannimario
Buon consigliere
Salve a tutti,ieri ho letto un commento di Giuseppe riguardo a un suo innovativo intruglio di foglie di olivo,borraggine e zenzero,bene mi è capitato proprio oggi un articolo che sottolineava un decreto del ministero della salute che riporto;ho fatto copia incolla.Attenzione: il Ministero della salute con un decreto ha stabilito che fiore, foglia e pianta erbacea con fiori della Borago officinalis sono da considerare degli estratti vegetali non ammessi negli integratori alimentari.Tanti saluti,Giovanni.
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Giovanni Perrella
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Diabete: Discriminazione, vita professionale, dispositivi...cosa vogliono veramente i pazienti?
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Diabete, camminare 10 minuti dopo i pasti aiuta a controllare la glicemia?
giupipino
E chi ha mai detto di non condividere col proprio medico le azioni da fare?
Quello che io cerco di far capire alle persone che non ne hanno consapevolezza è che nei casi di diabete di tipo 2, dovuti a obesità (che sono la stragrande maggioranza) ESISTE UNA ALTERNATIVA ALLA CURA FARMACOLOGICA.
Tale alternativa è nota ai medici, tuttavia per motivi di praticità e di tempo, i medici preferiscono darti il farmaco. Il medico infatti NON HA IL TEMPO di fornirti tutte le informazioni relative alla alimentazione e allo stile di vita necessarie per uscire dal diabete di tipo 2.
Queste informazioni richiedono ad esempio di chiarire al paziente la nozione IMPORTANTISSIMA di INDICE GLICEMICO. Il medico dovrebbe insegnare al paziente QUALI SONO gli alimenti con indice glicemico elevatissimo, e quindi da evitare. Quali sono quelli con indice glicemico alto, e quindi da assumere con moderazione, e infine quali sono quelli con indice basso da potersi consumare a volontà. Dovrebbe poi chiarire l'effetto fondamentale degli INTEGRATORI alimentari sul diabete di tipo 2. Chiarire l'effetto di omega 3, curcuma e cannella.
Infine dovrebbe insegnare il tipo CORRETTO di movimento quotidiano da fare.
Tutte queste cose richiederebbero DECINE di ore per educare il paziente a uno stile di vita sano.
Essendo tutto ciò molto faticoso, dispendioso e difficile si preferisce dare la pillola, consapevoli che con gli anni la dose dovrà essere sempre maggiore e che si dovrà passare a farmaci sempre più forti e dagli effetti collaterali sempre più gravi.
Questa è la situazione VERA.
Chi vuole accontentarsi delle pillole fatti suoi.
Sappia comunque che la sua malattia diverrà negli anni cronica e sempre più grave.
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giupipino
E chi ha mai detto di non condividere col proprio medico le azioni da fare?
Quello che io cerco di far capire alle persone che non ne hanno consapevolezza è che nei casi di diabete di tipo 2, dovuti a obesità (che sono la stragrande maggioranza) ESISTE UNA ALTERNATIVA ALLA CURA FARMACOLOGICA.
Tale alternativa è nota ai medici, tuttavia per motivi di praticità e di tempo, i medici preferiscono darti il farmaco. Il medico infatti NON HA IL TEMPO di fornirti tutte le informazioni relative alla alimentazione e allo stile di vita necessarie per uscire dal diabete di tipo 2.
Queste informazioni richiedono ad esempio di chiarire al paziente la nozione IMPORTANTISSIMA di INDICE GLICEMICO. Il medico dovrebbe insegnare al paziente QUALI SONO gli alimenti con indice glicemico elevatissimo, e quindi da evitare. Quali sono quelli con indice glicemico alto, e quindi da assumere con moderazione, e infine quali sono quelli con indice basso da potersi consumare a volontà. Dovrebbe poi chiarire l'effetto fondamentale degli INTEGRATORI alimentari sul diabete di tipo 2. Chiarire l'effetto di omega 3, curcuma e cannella.
Infine dovrebbe insegnare il tipo CORRETTO di movimento quotidiano da fare.
Tutte queste cose richiederebbero DECINE di ore per educare il paziente a uno stile di vita sano.
Essendo tutto ciò molto faticoso, dispendioso e difficile si preferisce dare la pillola, consapevoli che con gli anni la dose dovrà essere sempre maggiore e che si dovrà passare a farmaci sempre più forti e dagli effetti collaterali sempre più gravi.
Questa è la situazione VERA.
Chi vuole accontentarsi delle pillole fatti suoi.
Sappia comunque che la sua malattia diverrà negli anni cronica e sempre più grave.
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Francesco_R
Buon consigliere
Cinque milioni di italiani ne soffrono, molti senza saperlo: per prevenire i problemi serve ampliare le competenze dei medici generici, istituire percorsi di formazione e puntare sulla diagnosi e sulle competenze territoriali.
Secondo le ultime statistiche, un italiano su 12 ha problemi di diabete e sono molti i casi in cui il paziente non ne ha neanche consapevolezza. Sono numeri che invitano ad una riflessione: contro il diabete si deve giocare d'anticipo, puntando sulla prevenzione e sulla conoscenza.
Questo è stato il fulcro di Scacco matto al diabete. Strategie e azioni per un’innovazione sostenibile, un documento presentato a Roma il 14 ottobre all'interno di un progetto di confronto proprio sul tema del diabete promosso da AboutPharma e realizzato con il contributo di AstraZeneca, chiamato Contro il diabete gioco d’anticipo – Early action in diabetes.
Il paper, sottoscritto da Istituzioni, società scientifiche, medici di medicina generale e pazienti, individua cinque punti chiave funzionali ad una corretta e appropriata assistenza diabetologica sul territorio:
- anticipare la diagnosi mediante interventi mirati e opportunistici, nel setting della medicina generale, riservati a particolari categorie di rischio, anche in occasione di altri controlli medici;
- definire e implementare percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (PDTA) omogenei a livello regionale, supportati da una riorganizzazione dei servizi per le cure primarie;
- potenziare la continuità assistenziale ospedale-territorio e ampliare le competenze dei medici di medicina generale per quanto concerne la prescrizione dei farmaci innovativi per il diabete nel rispetto dell’appropriatezza;
- istituire percorsi di formazione certificati dalle associazioni dei pazienti;
- promuovere l’accesso uniforme e appropriato all’innovazione terapeutica.
“Il documento presentato oggi – ha affermato Paola Pisanti, Coordinatore del Gruppo di lavoro per l’elaborazione del Piano Nazionale della Cronicità, Ministero della Salute – ben si inserisce nella prospettiva della riqualificazione del Servizio sanitario per affrontare la sfida della cronicità in generale e del diabete in particolare, fornendo quegli elementi di analisi delle criticità e individuazione di linee strategiche che devono orientare il necessario processo di cambiamento dei modelli assistenziali, in una logica di maggiore interdisciplinarietà, territorialità e centralità della persona”.
Non va dimenticato come la prevenzione, oltre ad ed essere di vitale importanza per i pazienti o i soggetti a rischio, sia anche un ottimo strumento per razionalizzare l'impatto economico delle cure sul bilancio della Sanità pubblica, che oggi si aggira attorno ai 20 miliardi di euro annui complessivi.
“Il modello della gestione integrata - ha affermato Giorgio Sesti, Presidente della Società Italiana di Diabetologia - consente enormi benefici derivanti dall’adozione di interventi appropriati e personalizzati da parte del team diabetologico al fianco dei medici di famiglia". "La presa in carico sul territorio da parte della medicina generale di un numero crescente di persone con diabete in buon compenso metabolico e privi di complicanze evolutive in atto, può contribuire ad efficientare l’organizzazione dell’assistenza e a destinare nuove risorse all’innovazione in diabetologia, garantendo ai pazienti l’accesso uniforme alle migliori cure disponibili”, ha continuato Sesti.
Anche Pablo Panella, Presidente e Amministratore Delegato di AstraZeneca Italia, ha commentato con soddisfazione i risultati del convegno: “Come azienda biofarmaceutica, siamo fortemente impegnati per continuare a portare innovazione in ambito diabetologico, ma crediamo che il nostro contributo deve andare oltre, supportando lo sviluppo di una maggiore conoscenza scientifica da parte degli attori sanitari e contribuendo allo sviluppo di percorsi terapeutici integrati che consentano di generare una maggiore efficienza delle risorse, un maggiore e più omogeneo accesso all’innovazione da parte dei pazienti ed, eventualmente, il raggiungimento di migliori risultati di salute”.
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