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Pazienti Diabete tipo 1
Diabete 1, così potremo affrontarlo
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simonetta74
simonetta74
Ultima attività il 08/06/18 alle 20:43
Iscritto nel 2015
1 commento pubblicato | 1 nel forum Diabete tipo 1
Ricompense
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Esploratore
farò in tempo a morirci...non abbiamo speranza
Grodge
Buon consigliere
Grodge
Ultima attività il 08/12/24 alle 18:52
Iscritto nel 2018
82 commenti pubblicati | 54 nel forum Diabete tipo 1
2 delle sue risposte sono state utili ai membri
Ricompense
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Buon consigliere
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Partecipante
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Messaggero
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Esploratore
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Amico
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Blogger
Grazie a Dio forse la strada sarà più breve (2 o 3 anni da oggi gennaio 2024) grazie a questa promettente sperimentazione australiana: vedi https://www.adnkronos.com/cronaca/diabete-insulina-per-bocca_2AY0CzxPlYNCElnXv6Lr0V

Diabete, basta aghi: dalla ricerca l'insulina che si prende nel cioccolato
Gli scienziati: 'La speranza è che sia pronta in 2-3 anni'
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Gigihgt
@Maragnaffo l'ho messo 2 volte nel tricipite, impossibile farlo arrivare a 15 giorni, allora ho cercato un posto alternativo, da 5 mesi lo applico con successo 2 centimetri sotto l'anca, valori quasi sempre perfetti nel confronto col glucometro, ottima posizione anche per dormire e per lavarsi, molto soddisfatto del mio esperimento.
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Gigihgt
@Maragnaffo l'ho messo 2 volte nel tricipite, impossibile farlo arrivare a 15 giorni, allora ho cercato un posto alternativo, da 5 mesi lo applico con successo 2 centimetri sotto l'anca, valori quasi sempre perfetti nel confronto col glucometro, ottima posizione anche per dormire e per lavarsi, molto soddisfatto del mio esperimento.
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Baptiste
Buon consigliere
Baptiste
Ultima attività il 30/12/24 alle 17:12
Iscritto nel 2016
5.442 commenti pubblicati | 172 nel forum Diabete tipo 1
15 delle sue risposte sono state utili ai membri
Ricompense
Buon consigliere
Partecipante
Messaggero
Collaboratore
Esploratore
Amico
Uno studio sperimentale spagnolo riesce a sintetizzare una molecola che ha una doppia azione sulla mlattia. Sui topi funziona. Ma servono ancora anni e 20 milioni di euro.
Servirà molto tempo e tanti tanti soldi. Ma per i diabetici di tipo 1 - il 10 per cento circa rispetto alla totalità dei malati, che in gran parte hanno invece il tipo 2 - è una delle poche speranze per affrontare una malattia autoimmune che si manifesta soprattutto da bambini e che ad oggi non ha altra terapia che la somministrazione di insulina.
In uno studio pubblicato su Nature Communications il gruppo di studio spagnolo del Centro andaluz de Biologia Molecular y Medicina Regerativa (Cabimer) ha sperimentato sui topi una molecola (già brevettata) che riesce a fare due cose insieme: riduce l'attacco che il sistema immunitario dei malati scaglia contro il pancreas distruggendo le cellule che producono insulina e insieme reintegra la popolazione di betacellule distrutte. "Per curare il diabete devi agire su entrambi gli aspetti: creare cellule che sostituiscano quelle che non funzionano e fermare la causa", spiega Bernat Soria, direttore del Dipartimento di rigenerazione e terapie avanzate di Cabimer e uno degli autori dello studio. Cosa che finora le terapie disponibili non erano state in grado di fare, riuscendo infatti ad agire soltanto su uno dei due problemi (immunosoppressione oppure stimolazione della rigenerazione delle betacellule).
COME AGISCE LA MOLECOLA DELLO STUDIO
I ricercatori hanno condotto delle analisi su topi e su cellule umane coltivate in vitro per testare l'azione della molecola in questione, la BL001: "Questa molecola è in grado di legarsi a un recettore molecolare - il Liver receptor homolog-1, Lrh1, (ndr) - situato sulla superficie del nucleo di alcune cellule del sistema immunitario e sulle cellule del pancreas", spiega Nadia Cobo-Vuilleumier, prima autrice dello studio.
Nei topi, la somministrazione a lungo termine di BL001 impedisce lo sviluppo del diabete attraverso il mantenimento combinato di cellule beta funzionanti e il rilascio di fattori anti-infiammatori. E nelle cellule umane - al momento lo studio ha riguardato il diabete di tipo 2 - la molecola agirebbe proteggendo le betacellule pancreatiche dalla morte cellulare (apoptosi) e migliorando la secrezione insulinica.
Ciò che resta da capire è come il legame tra il recettore e la molecola BL001 possa indurre la rigenerazione delle betacellule. Gli esperti dello studio hanno provato a spiegare questa evidenza: il "farmaco" agirebbe stimolando la trasformazione delle cellule alfa - un altro tipo di cellule presenti nel pancreas coinvolte nella produzione del glucagone, l'ormone che svolge la funzione opposta all'insulina - in betacellule. Secondo gli esperti le cellule alfa, anch'esse caratterizzate dalla presenza del recettore al quale la molecola può legarsi, potrebbero andare incontro a un processo chiamato transdifferenziazione - un'ipotesi in realtà ancora da verificare. Se così fosse, tale trasformazione consentirebbe di rigenerare la popolazione di cellule beta da un campione inesistente o gravemente danneggiato.
MA LA STRADA PER ARRIVARE ALL'UOMO È ANCORA LUNGA
Il composto brevettato, che ha avuto successo nella prevenzione e nel trattamento del diabete nei topi e nelle colture di tessuto pancreatico umano, ha ancora molta strada da fare prima di arrivare sul mercato - si devono ad esempio analizzare soglie di efficacia e tossicità al fine di renderlo sicuro e poi c'è bisogno di fondi perché "il costo previsto per lo sviluppo del farmaco si aggira attorno a 20 milioni di euro", conclude Benoit Gauthier, co-autore dello studio. E sono solo a quota tre.
Fonte: Repubblica.it